Antica Sala Anatomica del Ceppo

Teatro anatomico_1Fin dal primo secolo di vita, la Compagnia di Santa Maria del Ceppo riunì sotto la sua proprietà diversi edifici che si trovavano nelle vicinanze dell’Ospedale costruito lungo il corso della Brana.
Nel 1348, quando anche a Pistoia infuriava l’epidemia della “peste nera”, l’Ospedale del Ceppo fu l’unica struttura cittadina capace di fornire un minimo di assistenza ai colpiti dal morbo.
I fabbricati ed i terreni posti a settentrione del nucleo originario dell’Ospedale avevano un carattere prettamente rurale: erano, infatti, al di fuori delle mura della città e solo nella seconda metà del XIV secolo, con il completamento della terza cinta muraria, si trovarono inserite nell’area urbana. Un inventario redatto nel 1509, al tempo dello spedalingo Leonardo Bonafede, elenca “allato a dicto spedale” ed in prossimità del corso della Brana: un orto, un frantoio, un molino, un altro orto con chasetta chiamato “l’orto del Pino”, da poco acquistato; una “chasa ad uso di stalla” ed altri fabbricati ancora di carattere rurale. Alcuni di questi edifici furono in seguito incorporati nella “fabbrica” del Ceppo, soprattutto nell’ala di nord-ovest, attorno alla via del Frantoio. Tra gli altri si distingueva un corpo di fabbrica coperto a capanna, il cui fianco di levante prospettava il grande orto dell’Ospedale. Sarà in questo edificio che nella seconda metà del Settecento sarà allestito il cosiddetto “Teatro Anatomico”.
Era presente anche la chiesa dello spedale per “seppellire i morti”, lungo l’attuale via delle Pappe, sul retro della quale era il piccolo cimitero, cinto da mura, nel quale venivano seppelliti coloro che morivano nell’Ospedale. Il cimitero rimase attivo fino al 1762, quando per ragioni igieniche fu spostato fuori città. Questa notizia ci viene riferita da una nota del dottor Bernardino Vitoni. Questo medico aveva preso servizio in quegli anni nello Spedale del Ceppo, dove ebbe anche l’incarico dell’insegnamento di anatomia, prima come assistente di Antonio Matani, poi come titolare. Infatti, in una memoria “per servire all’istoria degli Spedali di Pistoia”, scritta attorno al 1780, ricordava che “l’anno 1762 questo pio luogo del Ceppo dové rimuovere l’antico camposanto e trasportalo fuori di Porta San Marco, dove è stato magnificamente costruito il nuovo.
Teatro anatomico_2Fino al 1762, quindi la Sala Anatomica era unita alla chiesetta dei defunti; ma poco dopo tutto il reparto chirurgico fu trasferito al centro del complesso ospedaliero.
In quest’epoca nella scuola medico chirurgica del Ceppo sorta nel XVII secolo l’indirizzo chirurgico dell’insegnamento, che fino dall’inizio dovette essere prevalente, era divenuto l’unico ammesso in conformità del motu proprio del Granduca Francesco Stefano del 1754, che aveva riservato lo studio della medicina agli istituti universitari.
Tra il 1770 ed il 1780 si rese quindi necessario allestire una nuova sala anatomica. Ma anziché attrezzare una semplice sala per l’ispezione dei cadaveri, si decise di costruire un vero e proprio “Teatro Anatomico”, sull’esempio di altri grandi spedali ed università. che servissero anche alle lezioni pratiche di anatomia. Il Granduca Pietro Leopoldo Teatro anatomico_3aveva approvato con rescritto del 12 novembre 1767, Al punto VIII si prescriveva che per i giovani studenti di chirurgia (che all’epoca erano otto) si facessero lezioni ed ostensioni anatomiche. Fu scelto, per questo scopo, un piccolo fabbricato, già di uso rurale, che si trovava sul retro del nuovo reparto chirurgico. Il piccolo anfiteatro che fu allora progettato, rispondeva alle esigenze della “ ostensione anatomica”, mentre il limitato numero dei posti era più che sufficiente per gli otto studenti del tempo.
La costruzione dell’anfiteatro anatomico può essere riferita cronologicamente al decennio tra il 1770 ed il 1780, quando la cattedra di anatomia era tenuta da Antonio Matani, ed è a quest’ultimo che deve essere attribuito almeno il progetto della sala, che rispondeva alle richieste del rescritto granducale, ma era anche in linea con quello spirito di ricerca che aveva caratterizzato il secolo dell’illuminismo, del quale si trova testimonianza nel cartiglio disegnato sulla parete ovest: ”Nil tam difficile quin guarendo investigari possit”.
Teatro anatomico_4Il cosiddetto “Anfiteatro” fu allestito in un vano rettangolare di non grandi dimensioni, con il tavolo anatomico al centro e due serie di banchi sopraelevati per gli studenti. Al centro del lato di levante, in una sorta di nicchia, era sistemato il seggio dell’insegnante. Le pareti ed il soffitto furono dipinti con eleganti motivi ornamentali: riquadri ed elementi architettonici a bassorilievo, grottesche, tralci vegetali e floreali. La decorazione è completata da tre Teatro anatomico_7medaglioni figurati. Al centro della volta una santa (forse Sant’Agata) è portata in cielo dagli angeli. Il dipinto per l’incuria e la mancata manutenzione del tetto è stato in pessime condizioni per anni. Sulle pareti est-ovest sono raffigurati in due medaglioni: Albrecht von Haller (1707-1777) e Giovan Battista Morgagni (1682-1771) forlivese padre della moderna anatomia. A proposito di von Haller va rilevato un errore dell’autore della didascalia che gli attribuisce erroneamente il nome di Albert Haller.
Anche la scelta dei personaggi dei due medaglioni può essere attribuita al Matani. Questi infatti fervido ammiratore del grande anatomico Morgagni, aveva a lui dedicato il trattato De nosocomiorum regimine ed era stato accolto socio nell’Accademia di Gottingen, della quale era massimo esponente il von Haller, il quale, fra l’altro, aveva istituito in quella città un teatro anatomico.
Se quindi possiamo attribuire al Matani la paternità dell’idea, sembra accertato che l’esecuzione delle pitture fu di qualche anno posteriore alla sua morte (1779). Una breve annotazione ci permette di conoscere la data e l’autore di queste pitture. Un’annotazione di spesa del 5 agosto 1785 reca: “Al suddetto Giuseppe Vannacci per aver dipinto il teatro anatomico scudi 36 e lire tre”.
In quell’epoca la cattedra di anatomia era del Vitoni.
I lavori di stucco del Teatro Anatomico se pure non documentati in modo specifico possono essere attribuiti alla bottega dei Cremona, una dinastia di scultori e di decoratori a stucco d’origine luganese che nel ‘700 si era stabilita a Siena ma lavorava in tutta la Toscana.
Teatro anatomico_5Le lezioni di anatomia fatte sui cadaveri, si svolgevano nel teatro anatomico, consistente in due ordini di posti sopraelevati per gli studenti, con la prima fila che permetteva di stare seduti, la seconda solo in piedi (complessivamente non più di trenta posti), il sedile del docente con davanti un leggio entrambi con l’aria importante austera quasi fredda. Al centro il tavolo anatomico di marmo bianco lievemente incavato con i bordi rialzati. Le pareti sono decorate con motivi floreali con finte decorazioni, giochi prospettici con massime mediche come “Physiologia est animata anatome”.
Accanto all’anfiteatro, in un’altra sala un altro tavolo da dissezione, una curiosa morsa di legno per immobilizzare le parti anatomiche da trattare, supponiamo soprattutto ossa, una monumentale stufa in terracotta. Ad una parete una vecchia foto in bianco e nero testimonia le offese che l’ultima guerra ha fatto alla Scuola Medica Pistoiese.
Una curiosità: sui vecchi banchi di legno sono incisi, anche con grande accuratezza, nomi e date di studenti, magari non molto interessati all’anatomia. Si leggono ad esempio i cognomi di Dini e Biagini con la data 1834 ed un Fanfani, chissà forse Teatro anatomico_6antenato di quello più famoso di Pieve Santo Stefano.
Nel visitarla si prova un’emozione strana perché il luogo è davvero singolare. Si avverte la presenza degli studenti che qui hanno studiato e seguito le lezioni dei grandi medici pistoiesi.
Giova ricordare che in questa scuola studiarono: i medici Filippo Civinini, Atto tigri e lo scienziato, ricercatore Filippo Pacini.
Meritano di essere ricordati, fra le molte figure illustri della Scuola Medica Pistoiese, oltre al Matani, altri docenti: Gigli, Camici, Fedelissimi.
Alla fine dei corsi gli studenti dovevano recarsi a Firenze a sostenere un esame davanti al collegio medico.
La Scuola dell’Ospedale del Ceppo ebbe una lunga interruzione nel periodo dell’occupazione francese e dell’annessione della Toscana all’impero napoleonico. Fu ripristinata nel 1816 ma nel 1839 con la riforma del sistema di studi superiori, fu decretata, a causa del basso numero di studenti, la chiusura della scuola pistoiese e di quella aretina. Rimase attiva soltanto la scuola di Firenze; fu definitivamente soppressa con motu proprio del Granduca Leopoldo II del 3 dicembre 1844.
Teatro anatomico_8Da allora l’anfiteatro anatomico rimase inutilizzato e guardato come una curiosità di tempi lontani, tanto che ad un certo punto ne fu proposta la demolizione. Questo pericolo si manifestò agli inizi del secolo passato, quando l’Amministrazione dell’Ospedale era posta dinanzi al dilemma fra la ristrutturazione generale dell’Ospedale del Ceppo e la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero esterno alla città. Nel 1909 era stata presa in esame la prima soluzione ma, con un’impostazione radicale che prevedeva un complesso quasi del tutto nuovo nella vasta area urbana resa disponibile dalla demolizione della maggior parte dei fabbricati, esclusi solo quelli di interesse storico. Nel progetto redatto su questa linea dall’architetto Roberto Giannini nel 1913 si prevedeva, infatti, la demolizione di tutti gli edifici esclusi solo quelli dell’ala prospiciente la via delle Pappe, la piazza dell’Ospedale e la via del Ceppo.
La restituzione di area libera interessava anche la parte settentrionale del reparto chirurgico ed il contiguo anfiteatro anatomico che, evidentemente, non erano stati giudicati di interesse storico. Il progetto non fu però approvato dalla commissione presieduta dal senatore Lustig la quale ripropose invece la costruzione del nuovo ospedale fuori città (1915).
Teatro anatomico_9Scampata alla demolizione, l’aula anatomica, non ebbe per decenni altra storia. Durante la guerra 1940-45 i bombardamenti aere distrussero vari edifici vicini ma le distruzioni si fermarono sul limitare del vano dell’anfiteatro e di quello contiguo, dove erano stati conservati gli antichi strumenti chirurgici. Nel periodo post-bellico l’area ospedaliera fu ampliata con la soppressione del tratto settentrionale della via del frantoio e con l’acquisizione della fascia di terreno fino alla via degli Armeni. Furono demoliti in questa zona tutti i fabbricati colpiti o no dai bombardamenti, ma furono mantenuti ed alla meglio riparati i due vani dell’antica scuola chirurgica, rimasti isolati sul margine di un’area sistemata a verde. Nonostante questo atto di recupero il complesso per molto tempo non ha avuto altre cure ed è rimasto come muta ed ignorata testimonianza di un’epoca e di una cultura degne di maggiore attenzione.
Per il piccolo edificio, fortunosamente scampato sia al progetto Giannini sia alle bombe anglo-americane, fu promosso, nel 1991, un convegno di studi, patrocinato dal Comune di Pistoia per un futuro restauro. Il convegno era organizzato da un comitato composto dal professor Enrico Coturni Presidente della Società Italiana di Storia della Medicina, dal dott. Giancarlo Niccolai membro della stessa società e l’ing. Natale Rauty Presidente della Società Pistoiese di Storia Patria.

Il 16 settembre 2003, l’antica Sala Anatomica, completamente ristrutturata è diventata un piccolo teatro ed ha ospitato la mostra dell’artista Jacopo Cassigoli, che da anni si occupa di iconologia sacra e di devozione popolare, suscitando emozioni e consenso dei numerosi visitatori.
Tuttora la sala anatomica é molto visitata ed apprezzata da turisti provenienti da ogni parte del mondo rimanendo il piccolo gioiello dell’Ospedale del Ceppo.

Pistoia, 27 Luglio 2013

Testo di Lalla Calderoni,
Fotografie di Luca Bertinotti
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Bibliografia

  1. N. Rauty. “Per il recupero dell’antica Sala Anatomica del “Ceppo” – Tremisse proposte Pistoia 1997
  2. S. Fagioli. “Un gioiello nascosto” – Visti da Vicino – Settegiorni – Pistoia 1971

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