Lo spedale del Ceppo a Pistoia. Breve nota storica

Lo spedale del Ceppo a Pistoia viene fondato nel 1277 insieme alla chiesetta della Vergine Assunta a seguito di una evento miracoloso occorso ai coniugi Antimo e Bandinella; più probabilmente invece la fondazione è da ascrivere a un’iniziativa di una confraternita laicale, la Compagnia di santa Maria dei Poveri del Ceppo, avvenuta qualche anno dopo; negli anni successivi alla peste del 1348 è già il più importante degli ospedali cittadini.

A seguito del passaggio dello spedale sotto la giurisdizione di quello di santa Maria Nuova di Firenze, avvenuto nel 1501, l‘influenza fiorentina diviene più marcata, anche in campo artistico e architettonico. Lo spedale subisce una profondo aggiornamento stilistico, quasi una ricostruzione, per allineare la sua immagine a quella degli analoghi edifici fiorentini. Se quello degli Innocenti, ideato da Filippo Brunelleschi (1377 – 1446) negli anni successivi al 1419, è il prototipo di questa tipologia edilizia, il precedente diretto del Ceppo può essere individuato nel michelozziano e più tardo spedale di san Paolo in piazza santa Maria Novella; va in ogni caso sottolineato come il Ceppo resti uno dei pochi esempi di ospedale alla fiorentina esportato fuori città e una significativa testimonianza della progressiva penetrazione dei modelli architettonici concepiti a Firenze nella città di Pistoia.
Pochi decenni dopo il portico venne arricchito dalle terrecotte di Giovanni della Robbia (1469 – 1529) e Santi Buglioni (1494 – 1576), tra cui spicca il fregio illustrante le Opere di Misericordia. L’importanza anche a livello urbanistico dell’edificio è testimoniata dal fatto che nella Pianta di Pistoia di Francesco Leoncini (1657), a dire il vero abbastanza irrealistica per quanto riguarda la rappresentazione dei singoli edifici, questo spicca invece per la fedeltà della raffigurazione: quanto detto appare ancora più significativo poiché la pianta ha come obiettivo la rappresentazione della forma urbis più che quella dei singoli edifici, per quanto importanti.

Praticamente nulla è rimasto della chiesa dallato allo spidale costruita proprio da Michelozzo (1396 – 1472), la cui presenza ha generato per decenni incertezze e fraintendimenti nella critica, finendo per assegnare al maestro fiorentino la paternità della vicina Madonna del Letto. Gli interventi sei – settecenteschi non alterano in maniera determinante l’assetto complessivo dell’edificio:  la Vista della piazza dello Spedale del Ceppo dipinta da Francesco Maria Beneforti nel 1763 fotografa in maniera alquanto dettagliata questa situazione.
Grandi interventi di rinnovamento sono invece intrapresi nel primo periodo lorenese, già negli anni di Francesco II Stefano (1737 – 1745); è tuttavia a seguito della separazione dello spedale pistoiese da quello su santa Maria Nuova, avvenuta grazie a una decreto di Pietro Leopoldo d’Asburgo – Lorena (1765 – 1790) che ha inizio una vera e propria seconda fase costruttiva nella vita dell’edificio: vengono consolidate e ridecorate le corsie mentre estremamente si provvede a completare la tamponatura del loggiato sovrastante il portico, terminando un’ operazione cominciata già prima della realizzazione del dipinto del Beneforti.
Spicca, tra le realizzazioni di questo periodo, quella dell’anfiteatro anatomico, sede dell’Accademia Medica, tipo logicamente basato sul modello di quello dell’Archiginnasio di Bologna e decorato dal pistoiese Giuseppe Vannacci.
Con la soppressione dell’Accademia Medica, tra il 1842 e il 1844, ebbe inizio una traumatica fase di trasformazione, culminata con la realizzazione dei padiglioni Lazzareschi e Cassa di Risparmio, rispettivamente negli anni 1929 – 31 e 1932 – 35. Dagli anni sessanta del secolo scorso lo spedale del Ceppo sta attraversando una nuova ulteriore fase di ricostruzione mediante l’edificazione di nuovi padiglioni che se da una punto di vista sanitario hanno comportato una miglioramento della situazione generale, da quello storico artistico hanno aggravato una situazione per molti aspetti già gravemente compromessa.

Pistoia, 19 Novembre 2012

Testo di Costantino Ceccanti,
fotografie di Luca Bertinotti

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Costantino Ceccanti è nato a Firenze nel 1979. Si è laureato in Architettura nella stessa città, discutendo una tesi incentrata sull’opera architettonica di Giambologna. Dopo uno stage presso la Soprintendenza BAPSAE di Firenze, si è classificato al primo posto al concorso di ammissione alla Scuola di Dottorato in Storia dell’Architettura dell’Università di Firenze. È membro della Società di Studi Fiorentini, dell’Associazione “Per Boboli” e della Società Pistoiese di Storia Patria. Ha realizzato diversi contributi incentrati sull’attività di importanti artisti attivi in Toscana, soprattutto nel Cinquecento: tra questi Giambologna, Jacopo Lafri, Baccio da Montelupo, Baccio d’Agnolo.

(La riproduzione fotografica delle prime due immagini è stata gentilmente concessa dalla Sig.ra M. Romagnoli, proprietaria delle rispettive opere pittoriche)

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