Le Croci della Passione (o del Mistero). Un’altra introduzione

Per andare ad integrare quanto già scritto nell’introduzione al libro “Le croci del Mistero“, desidero aggiungere qui alcune riflessioni – qualcuna a carattere generale, altre invece più personali – in merito alla ricerca sulle Croci della Passione, presto estesasi ben oltre i confini di Pistoia, cittadina toscana dove era iniziata, tanto da essere divenuta un primo inquadramento generale sul tema.

Prima di entrare più specificatamente in argomento, però, vorrei proporre all’attenzione del lettore l’immagine di un dipinto intitolato “Preghiera”, opera di Pietro Bugiani, artista pistoiese nato nel 1905 e scomparso nel 1992. Il pittore è interamente vissuto, quindi, nel XX secolo, periodo storico i cui usi e costumi hanno, ovviamente, influenzato la sua espressione artistica.

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P. Bugiani, Preghiera, 1937, affresco staccato, Pistoia, Museo Civico

Nell’affresco sono rappresentati un uomo e due donne riuniti davanti ad un tabernacolo, ricavato all’interno di un muro, che accoglie una croce della Passione. La prima donna ci dà le spalle, ha il capo flesso leggermente a sinistra e le mani probabilmente conserte nel gesto proprio a tutti i Cristiani che si rivolgono a Dio. Potrebbe essere lei a prestare la voce ad una comune preghiera. L’uomo alla sua sinistra è rappresentato di lato, ha il cappello in mano e il capo chino, gli occhi e l’espressione del volto sono serrati in un compassato raccoglimento interiore: tutta la sua figura è un concentrato espressivo di rispetto e di compartecipazione nei confronti dell’atto di religiosa devozione che si sta svolgendo in quel momento attorno a lui. Infine, a destra, c’è una donna anziana dal volto sereno e ben illuminato, la testa coperta, gli occhi aperti. Ella rivolge il suo sguardo profondo altrove. I tre personaggi appartengono al mondo della mezzadria. Riconosciamo sotto i loro piedi la classica pavimentazione dell’aia di un qualsiasi casolare toscano. È più che evidente che i tre oranti sono perfettamente consci del significato e della funzione che l’oggetto sacro, al quale stanno rivolgendo le loro suppliche, possiede. È la croce della Passione, accompagnata nella sua forma essenziale da due soli simboli del martirio di Cristo (la lancia e la canna con la spugna imbevuta d’aceto) ad essere il centro catalizzatore della scena, per quanto sia stata rappresentata mozza dall’artista,come se egli l’abbia voluta solo suggerire, solo accennare, quasi non ne servisse una raffigurazione completa.
Questa è senza dubbio una scena di vita quotidiana, tipica delle zone rurali della nostra Piana, abituale fino a mezzo secolo fa, che il pittore, allora trentaduenne, aveva osservato senz’altro più e più volte nel corso della sua vita.
D’altra parte, questa è anche una scena a cui oggigiorno, invece, è davvero improbabile poter assistere di nuovo.

Cireglio 1903 Processione del Corpus Domini

Processione del Corpus Domini a Cireglio, cartolina, 1903 (gentile concessione I. Mosi)

In Italia, il mutamento delle abitudini sociali, avvenuto indicativamente nel secondo dopoguerra, ha portato ad una trasformazione radicale del modo di vivere delle persone e alla scomparsa, fra le molte cose, anche di alcune espressioni della devozione popolare, compresi quei ‘gesti piccoli’, come la preghiera davanti ad una croce campestre raffigurata nell’affresco di Pietro Bugiani o, ancora di più, le forme di religiosità comunitaria, quali le processioni religiose.
Questo cambiamento nelle usanze e nei costumi, avvenuto in un lasso di tempo relativamente breve, tra le altre cose, ha portato con sé la scomparsa della frequentazione di luoghi e oggetti (forse si potrebbe parlare di ‘oggetto-luoghi’) del vivere quotidiano, abituali per la popolazione appena pochi decenni prima. Un esempio fra i tanti lo rappresentano proprio i tabernacoli con le croci della Passione, di cui oggi si è generalmente persa la conoscenza, da smarrirne persino il significato d’uso. Lo rammentiamo qui di seguito, sinteticamente. Le croci della Passione viarie sono (state) una forma di religiosità popolare caratteristica, ma certamente non esclusiva, della Toscana e ancora oggi abbastanza diffusa sul territorio, in particolare quello pistoiese. Queste croci, prodotte in legno, in metallo e, più raramente, in pietra, attraverso l’esposizione sulle loro assi di specifici simboli, assolvevano allo scopo di celebrare la Passione di Cristo per rievocarne il ricordo nella mente dei passanti, esortandoli alla preghiera per la redenzione dei peccati commessi. Come accennato in precedenza, le croci della Passione erano anche una delle mete delle rogazioni (forme di preghiera itinerante, svolte dalla comunità per propiziare il buon esito del lavoro dei campi), guidate dal parroco del paese e ampiamente partecipate da tutta la popolazione contadina. Le rogazioni, nel compiere il loro tragitto in date prestabilite nel corso dell’anno, passavano dinnanzi alle croci, alle madonnine, alle edicole, alle marginette, ai pilastrini, alle colonne, ai piloni votivi, ai tabernacoli e agli altri segni di pietà popolare, che erano – in parte, lo sono ancora – disseminati nel territorio.

Tuttavia, oggi, mentre sfrecciamo per le strade ad una velocità che non ci consente di cogliere altro che una grossolana visione d’insieme del mondo attorno a noi, perdendone così i dettagli, in effetti, ci rendiamo conto solo di pochi dei tanti manufatti sacri ancora rintracciabili nelle città e nelle campagne: la maggior parte di essi ci scorre davanti senza catturare la nostra attenzione, senza giungere ad un livello cosciente e, perciò, senza essere a noi visibile.

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Croce della Passione nel tabernacolo in via Gore e Barbatole a Pistoia

Un esempio lampante, per i lettori pistoiesi, è senza dubbio il tabernacolo di via Gore e Barbatole. Forse a molti è nota la sua esistenza, ma dubitiamo che lo sia anche il suo contenuto: un’antica croce della Passione probabilmente installata ai tempi del passaggio del pio Baldassarre Audiberti, pellegrino penitente, personaggio dal notevole fascino e dalle origini ancora in parte misteriose, vissuto a cavallo del 1800, di cui ci parlerà, in un prossimo articolo, l’amico Santino Gallorini, autore del libro “Pellegrino verso il cielo. Baldassarre Audiberti il Santo delle Croci“, C&P Adver Effigi, 2010.
Il tabernacolo, annunciato da lontano da due alti cipressi, giace ormai nell’incuria e a mala pena riesce a proteggere il piccolo tesoro di storia locale che racchiude. Eppure la struttura è posta sotto gli occhi di tutti, in prossimità del viale Adua, una delle strade più transitate di Pistoia…!

Infine, mi rendo conto che, per la maggioranza delle persone, soprattutto ad un primo, frettoloso giudizio, l’argomento delle croci della Passione non sia dei più interessanti. Aggiungo, perciò, una nota personale, fra il serio e il faceto, su come sia nata questa ricerca, confessando innanzitutto che non è stato certamente un tema facile da trattare per chi, come il sottoscritto, ha ricevuto la classica educazione religiosa di ‘base’, ormai datata e decisamente poco rinverdita o approfondita nel corso degli anni.

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Via del Fiano, Fiano (PT)

A dir la verità, tuttora, non so dire l’esatta ragione per la quale io abbia scritto il primo trattato sulle croci della Passione. Probabilmente il primum movens che ha portato alla realizzazione del libro si annida in questa mia indole, da un lato, curiosa verso particolarità e stranezze e, dall’altro, un poco ostinata, che mi ha spinto a ricercare (con non poca difficoltà, a dire il vero!) la denominazione corretta di questi singolari manufatti. Con un misto di ingenuità e di analfabetismo religioso, li avevo inizialmente etichettati come ‘croci rurali’, poiché gli oggetti apposti sulle assi (le arma Christi, come imparai a definirli in seguito) mi sembravano, né più né meno, arnesi del mondo contadino! Tutt’oggi rammento bene lo sforzo occorso per arrivare a capire il significato di questi Legni, le perplessità nell’interpretazione dei simboli, talvolta tanto enigmatici quanto affascinanti, gli errori e la partenza incerta, durante le prime osservazioni ‘coscienti’, debitrici nei confronti del mio sport preferito, la corsa a piedi (vari tragitti podistici passano proprio di fronte a molte croci della Passione nel pistoiese); i tentativi iniziali di catalogazione fotografica, lo studio dell’inquadratura e della luce più corrette. E, ancora, gli interminabili tragitti esplorativi, o per meglio dire le piacevoli ‘scorribande’ in automobile lungo le strade secondarie della mia città così come di buona parte della Toscana, alla scoperta, sì, di nuove croci, ma anche di una terra bellissima perfino nelle sue zone meno rinomate e meno conosciute.
Ricordo, inoltre, il momento in cui compresi l’estensione del fenomeno devozionale, che oggi è solo l’ombra pallida di quello che era stato un tempo non poi così remoto; quando capii che queste croci non erano solo buffi imbellettamenti di qualche crocicchio né solo casuali mezzi di ostentazione della religiosità da parte di qualche possidente colono del secolo scorso, ma che significavano, invece, un mezzo per ricordare di rivolgersi a Dio con una preghiera, un modo per chiedere l’intercessione divina o per esprimere riconoscenza per una grazia ricevuta: in pratica, questi oggetti, testimoni di lacrime di gioia o di dolore, raccontavano i sentimenti e la vita di uomini e di donne del mondo che era stato. In più, queste croci erano anche luoghi di ritrovo, di riferimento, piccoli centri di aggregazione sociale e, come tali, avevano una grande importanza all’interno della collettività almeno fino al secolo scorso.

Termino, infine, raccontando una curiosità che scivola nell’incredibile e che, perciò, mi ha fatto molto riflettere, avendo una forma mentis scientifica, certamente poco incline a credere tout court al ‘mistero’.
Proprio durante la raccolta d’informazioni per il libro (né prima, né dopo!), nel riordinare un vecchio archivio fotografico di famiglia, che non veniva toccato da anni, è stata ritrovata, tra le altre, quest’immagine.
Io piccolo e le crociSullo sfondo della fotografia, scattata nel 1989, si nota la croce della Passione di Germinaia (PT). Dei due ragazzini con la bicicletta in mano quello più basso e paffutello sembra  quasi indicare con il pollice della mano sinistra il manufatto posto dietro a lui.
Totalmente immemore della vicenda, ho guardato la scena fissata nella foto per un buon quarto d’ora, senza fiatare e quasi incredulo: quel quindicenne, ovviamente ignaro della futura rilevanza, nel corso della sua vita, dell’oggetto alle sue spalle, ero proprio io.
D’altra parte, per dirla con Dostoevskij, ‘se ogni cosa sulla Terra fosse razionale, non accadrebbe nulla’…

Pistoia, 13 Agosto 2016

Luca Bertinotti (testo e fotografie)

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Per approfondire l’argomento

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Bertinotti L. Le croci del Mistero. Origine, sviluppo e declino delle croci della Passione, Gli Ori, Pistoia, 2015

 

 


 Speciale sulle Croci della Passione trasmessa da TVL nei giorni 31 Marzo, 1 e 2 Aprile 2015

 


 La mostra fotografica “Le Croci della Passione” 25 Maggio – 5 Giugno 2015 presso l’Oratorio dei    Rossi in Piazza de’ Servi a Pistoia, trasmessa dal TG60 (TVL)