Memorie fragili: un excursus sull’Italia dei paesi estinti
Già da alcuni anni l’Associazione ‘9cento si occupa di riscoprire, in senso prevalentemente fotografico, e di valorizzare il patrimonio dimenticato dei paesi abbandonati dello Stivale.
Viaggiare per questa Italia ‘minore’ ci ha dato la possibilità di esplorare zone poco o per nulla battute, lontane dagli itinerari classici comunemente seguiti nel visitare il Belpaese, scoprendone la bellezza sommessa, incappando in usanze e costumi locali poco conosciuti, assaporandone anche la cucina tipica, in breve, svelandoci un’Italia ‘altra’ che era stata dimenticata.
Perché un paese muore? Sono due sostanzialmente le modalità di abbandono: lento o rapido. Le cause sono molteplici. Un paese può morire lentamente perché le vie di comunicazione più adeguate non lo hanno mai potuto raggiungere, rendendo i collegamenti col resto del mondo troppo faticosi per scegliere di continuare ad abitarlo (vedasi i casi di Savogno in Lombardia o di Lavacchielli in Emilia Romagna). Oppure un paese può morire mentre il terreno su cui fu fondato diviene franoso per cause naturali (Roscigno Vecchia in Campania) o artificiali (Castelnuovo dei Sabbioni in Toscana) o troppo umido (Tratalias in Sardegna) e ne corrode i basamenti a poco, a poco. In qualche altro caso è il mare ad affermare la propria potestà territoriale sugl’insediamenti umani (Costanziaco ed Ammiana nella Laguna Veneta). Esiste poi l’abbandono dei paesi minerari (Ingurtosu e Naraculi e molti altri in Sardegna, Rocca San Silvestro in Toscana): quando i filoni si esauriscono, miniera e relativo paese vengono abbandonati, soprattutto se posti in luoghi disagevoli.
Ma un paese può morire anche in modo subitaneo, se un terremoto (Poggioreale in Sicilia) o un improvviso smottamento del terreno (Craco e Campomaggiore Vecchia in Basilicata) lo rende inabitabile; se una valanga di massi e terra, staccatasi dalle montagne sovrastanti, lo ricopre (Zambana Vecchia in Trentino Alto Adige), se lo sommergono le acque impazzite di un fiume che straripa (California in Veneto, Africo e Roghudi in Calabria) o di un lago che esonda (Stramentizzo in Trentino Alto Adige), se viene incendiato (Camerata Vecchia nel Lazio) o bombardato (San Pietro Infine in Campania o San Paolo in Alpe in Emilia Romagna), o infine se viene sommerso per creare un lago artificiale (Fabbriche di Careggine in Toscana, Curon Vecchia in Trentino Alto Adige). Anche una terribile epidemia può decimare tanto la popolazione di un centro cittadino da renderlo inabitato (Galeria Antica nel Lazio) e farlo abbandonare per sempre.
Qualche volta infine le cause di abbandono sono più difficili da rintracciare (Case Scapini e Cjà Ronc in Emilia Romagna).
Qualunque ne sia la causa, comunque, è indubbio che il fenomeno dell’abbandono abitativo è affascinante e crea interesse e curiosità, che può divenire una passione e finanche un motivo di ricerca e studio, come nel nostro caso.
Ma viaggiare per paesi abbandonati non è cosa semplice, poiché, fatto salvo il suo singolare charme, il ‘turismo dell’abbandono’ è inevitabilmente caratterizzato da problematicità varie. La progettazione stessa della visita è quasi sempre complicata a causa delle poche e frammentarie notizie rinvenibili. Inoltre, l’accesso a queste mete è frequentemente difficoltoso: strade secondarie, spesso sterrate, lunghi tratti a piedi, talora veri e propri trekking, in qualche caso fisicamente faticosi, rendono arduo arrivarvi. Addirittura in alcuni paesi l’ingresso è proibito da regolamentazioni locali, volte in parte a proteggere questi luoghi delicati, ma soprattutto ad evitare incidenti ai visitatori che, data la pericolosità strutturale, non sono affatto improbabili.
Va da sé che quest’attività richiede prudenza, impegno, dedizione, spesso una certa prestanza fisica (qualcuno potrebbe non ingiustamente aggiungere, anche mania…) e non è adatta, crediamo, a chi non ama soffermarsi sui particolari. Infatti, una certa attenzione ai dettagli, una quota d’immaginazione anche e soprattutto una spiccata sensibilità d’animo sono doti richieste per poter apprezzare la visita di luoghi che, ad uno sguardo superficiale, appaiono solo come strutture fatiscenti.
All’opposto, la ricerca e l’esplorazione attenta, accompagnata da predisposizione d’animo, dei paesi abbandonati regala sensazioni particolarissime. Entrare dentro ai ruderi, case che un tempo accolsero uomini e donne, aprire antichi portoni di legno consumati, socchiudere gli occhi e immaginare i focolai accesi, le voci, rappresentarsi la vita che fluiva, le strade interne piene di gente, le attività, le feste… è un esercizio mentale dagli effetti difficili da descrivere. È un po’ come provare sensazioni di paura, curiosità, tristezza e gioia, tutte assieme contemporaneamente.
Inoltre, vogliamo dire che abbiamo scelto di descrivere soltanto e di non entrare nel merito di una materia assai scabrosa qual è quella della possibilità di recupero e di riutilizzo di questi luoghi della memoria, che pur avverabile (vedasi cosa avviene all’estero, come nel caso della città fantasma di Bodie), in Italia interessa assai poco.
La natura sta lentamente ma inevitabilmente riappropriandosi di quegli spazi de-umanizzati e tutto quello che vedrete sta scomparendo ineluttabilmente, ad eccezione di alcune magnifiche azioni di rivalorizzazione ad opera di limitrofi comuni ‘illuminati’ (il percorso ecomuseale con cui il Comune di Tramonti di Sotto ha salvato Palcoda in Friuli Venezia Giulia), o di volenterose associazioni locali (vedasi quanto fatto a San Severino di Centola dalla Comunità Montana Bussento Lambro e Mingardo) o talora anche grazie all’impegno di privati (come nel caso del imprenditore italo-svedese Daniele Kihlgren in Abruzzo).
Ci preme concludere questo scritto con una frase che è anche una sentita preghiera: “Abbiate rispetto!”. Rispetto per questi luoghi che sono memorie fragili di genti vissute in un’epoca perduta.
Pistoia, 15 Maggio 2012
Testo e fotografie di Luca Bertinotti
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Un’avvincente opera che affronta con sensibilità e accuratezza narrativa il fenomeno dei Paesi Abbandonati d’Italia è “Le Vie Nascoste. Tracce di Italia remota” di Antonio Mocciola (Giammarino Editore).
Altre siti interessati a questo argomento sono “Italia Perduta Ghost Town” e “Paesi Fantasma“.
La nostra galleria d’immagini sul tema dei paesi abbandonati è visionabile qui.